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Comunicato stampa a Bresciaoggi
18.06.2015

Comunicato stampa a Bresciaoggi

 

L’intervento del presidente di Coldiretti Brescia, Ettore Prandini, a proposito del nuovo assetto azionario e del nuovo Cda della Centrale del Latte, richiede alcune precisazioni.

   Prandini dice ai bresciani di “stare sereni”, ma dobbiamo ricordare che, con Coldiretti in azione, c’è poco da stare sereni. Un esempio della lungimiranza, della rettitudine e della capacità gestionale dell’organizzazione di Prandini lo abbiamo visto a  Brescia con il Consorzio Agrario. Ma potremmo ricordare anche molti altri esempi, in differenti territori italiani.

   Certamente Confagricoltura Brescia non ha nulla contro Granarolo, grande realtà cooperativa con più di mille soci allevatori che,  peraltro, vede ben tre vicepresidenti legati alla nostra organizzazione.

   Il problema è un altro: alla Centrale del Latte di Brescia si era cercato di sperimentare un nuovo modello che vedesse nella compagine sociale i produttori di latte del territorio, in particolare attraverso le cooperative conferenti, e gli imprenditori industriali bresciani e lombardi. L'idea era e rimane quella di legare la realtà della Centrale di Brescia ad operatori dell'economia locale.
   Prandini, consapevole di questa iniziativa, promossa peraltro dal Comune, ha fatto altro, e senza dir nulla a nessuno.  Ora il presidente di Coldiretti cerca di “vendere” agli allevatori la favola per cui l’ingresso di Granarolo porterà ad avere chissà quale prezzo del latte per i conferenti della Centrale. Ma questa è una favola con cui si copre un’operazione che ha altre finalità.

   La Centrale del Latte di Brescia ha già un buon rapporto con i propri conferenti, è ben amministrata, e opera in concorrenza con i grandi gruppi di competitors tra cui proprio Granarolo. L'obiettivo, per chi vuol bene alla Centrale, è mantenerla ben gestita e dividere poi i risultati di tale gestione tra i proprietari della stessa e quindi, in parte, tra gli allevatori bresciani.

   Vorrei anche evidenziare che l’Unione agricoltori di Brescia non ha quote nella Centrale, in quanto riteniamo che il sindacato debba cercare di fare lobby a favore degli associati e non fare impresa. Latte Indenne, che è una cooperativa di produttori di latte aperta a tutti i sindacati, ha invece una partecipazione. Per quanto riguarda la nomina del Consiglio di amministrazione, occorre sottolineare che i nomi erano già stati definiti dalla maggioranza e dalle due minoranze di maggior peso: tre consiglieri espressione del Comune e due espressione delle minoranze. Latte Indenne, a differenza di altri, ha onorato l'impegno preso, votando per la nomina di Giuseppe Ambrosi.

   Sono poi del tutto incomprensibili e gratuite le accuse che Prandini rivolge a Confagricoltura che in questa vicenda non ha nessun ruolo specifico. La nostra organizzazione ritiene che occorra sempre più aggregare le rappresentanze agricole per cercare di incidere di più sulle decisioni del mondo politico ed è per questo è nato Agrinsieme (il coordinamento che unisce Confagricoltura, Cia e le cooperative). Se questa iniziativa andrà ad aggregare altre realtà, il mondo agricolo avrà solo da guadagnarci. Mentre “l’isolazionismo” di Coldiretti non porta da nessuna parte.

   Sul latte e sulle multe, poi, abbiamo sempre avuto una posizione chiara, a differenza di altri: è quasi superfluo  ricordare le manifestazioni di piazza per contestare, ad esempio,  la legge Zaia, applaudita da Prandini come soluzione ad un annoso problema. Inoltre ricordiamo come il signor Ettore Prandini avesse dato per risolto il problema “Nitrati” che è ancora una piaga aperta per la nostra zootecnia e come Confagricoltura sia quotidianamente in prima linea per una soluzione adeguata.

   La realtà, purtroppo, è che accanto a chi tenta di difendere le aziende, gli imprenditori agricoli, gli allevatori, ci sono i professionisti dell'attività sindacale a cui interessa apparire continuamente, farsi fotografare con i politici del momento, dimostrare amicizia e frequentazione. Per Prandini il governante di turno è bravo a prescindere, è il migliore di sempre. Ma qual è il prezzo pagato dagli agricoltori per permettere questi show?  Quante sono le soluzioni che il comportamento di Coldiretti e di Prandini hanno portato alle nostre imprese?

   Noi abbiamo un’idea diversa di sindacato. Confagricoltura ritiene che i pochi fondi a vantaggio dell'agricoltura debbano andare alle imprese, non alle sovrastrutture sindacali. Confagricoltura è a favore di un'agricoltura moderna che veda gli imprenditori crescere, potenziarsi, avere i mezzi per competere (compresa la ricerca sugli Ogm). Un'agricoltura che vuole rivolgersi al mondo per  esportare e non chiudersi in un chilometro zero.

   Non basta cercare visibilità creando nemici ad hoc. Occorre  confrontarsi con gli economisti, le università, i ricercatori per individuare modelli che ci portino ad uscire da una situazione di stagnazione e di crisi in cui qualcuno, tra populismo e demagogia, si trova a proprio agio. Noi vogliamo risolvere i problemi, anche a costo di vedere qualche rappresentante agricolo meno presente sulla stampa o nei talk. Il mondo agricolo ha bisogno di unità, di coesione concreta intorno ai reali interessi delle nostre imprese.

   Chiediamo quindi a Prandini e a Coldiretti di rivedere il loro protagonismo e di prestare più attenzione ai reali problemi dell'agricoltura, tutti in attesa di soluzioni concrete e non di parole al vento.
 

Francesco Martinoni