Confagricoltura: la Pac torni a mettere al centro le imprese
L’AGRICOLTURA BRESCIANA RISCHIA TAGLI PER 22 MILIONI DI EURO L’ANNO
Confagricoltura: la Pac torni a mettere al centro le imprese
Gli allarmanti scenari post 2020 e le proposte di Confagricoltura Brescia al centro del convegno promosso ieri sera dall’organizzazione bresciana nell’Ufficio Zona di Leno per fare il punto insieme al mondo politico sulla programmazione europea attualmente in via di definizione
Quale futuro per le nostre aziende agricole? Il partecipato incontro organizzato da Confagricoltura Brescia giovedì 4 ottobre nell’Ufficio Zona di Leno ha riacceso il dibattito sulla Politica Agricola Comune 2021-2027. Se infatti la nuova Pac tratteggiata dalla Commissione europea dovesse divenire realtà, le aziende agricole lombarde – e soprattutto bresciane - risulterebbero fortemente penalizzate dai pesanti tagli alle risorse destinate al settore primario e dall’introduzione di ulteriori normative e novità di indirizzo.
Pur ammettendo le contingenti difficoltà finanziarie dovute alla Brexit e alla necessità di rafforzare i fondi destinati a settori critici come sicurezza e immigrazione, Confagricoltura Brescia ha voluto stimolare le istituzioni regionali, nazionali ed europee, in questa fase dei negoziati, proponendo un’approfondita analisi degli scenari bresciani e alcune riflessioni utili a “vincere” una battaglia determinante per lo sviluppo agricolo del territorio e per l’economia italiana.
Conferma lo spirito fattivo dell’organizzazione bresciana l’apertura di Giovanni Garbelli, vicepresidente di Confagricoltura Brescia e Lombardia: “La fase di profondo cambiamento del settore agricolo non va subita, bensì indirizzata verso i bisogni delle nostre aziende, che ci trasmettono stimoli importanti da trasferire al mondo politico – esordisce Garbelli -. Dopo l’assemblea generale di Confagricoltura a Bruxelles, torniamo stasera sul futuro della Pac, guardando ai possibili scenari per l’agricoltura bresciana, al fine di lavorare insieme alle istituzioni per correggerne gli aspetti in netta divergenza con le aspettative delle imprese”. Tra questi, insieme al taglio complessivo del budget per l’agricoltura, l’ulteriore livellamento dei titoli Pac in ottica di convergenza esterna (la media 2018 bresciana di 565 euro/ettaro risulterebbe dimezzata), la “rinazionalizzazione” dei fondi, il tetto agli aiuti e la cosiddetta “digressività”, ossia la riduzione del valore dei diritti già da 60mila euro. “Ipotesi che minano il nostro concetto di impresa agricola basata su modelli intensivi, con grandi investimenti di capitali per superficie, non paragonabile a quello di altri Paesi europei”, aggiunge il vicepresidente Garbelli.
Alla responsabile dell’Ufficio di Confagricoltura a Bruxelles, Cristina Tinelli, il compito di approfondire le proposte legislative della Commissione europea per la Pac 2021-2027 e di delineare le strategie dell’organizzazione: “Il nostro compito è quello di rappresentare gli agricoltori nella definizione delle proposte di legge a livello europeo – spiega la relatrice -. Stiamo cercando di scongiurare il massiccio taglio alle risorse in questo non facile periodo di transizione verso le elezioni europee, che ci obbliga a chiudere entro pochi mesi i negoziati sul budget, la questione particolarmente spinosa del capping e altre problematiche potenzialmente lesive per il contesto italiano”.
Passando alla specificità del tessuto imprenditoriale bresciano, secondo le stime dell’Ufficio studi di Confagricoltura Brescia le modifiche alla Pac “viste” a Bruxelles comporterebbero per le aziende provinciali tagli complessivi pari a 22 milioni di euro all’anno, tra riduzione dei pagamenti diretti (84 milioni nel 2018, 71 milioni post 2020) ed effetto massimale degli aiuti (a rischio altri 9 milioni).
Un quadro preoccupante, evidenziato con chiarezza dalle simulazioni d’impatto del responsabile provinciale Caa di Confagricoltura Brescia Antonio Civini e da Diego Balduzzi, sempre in rappresentanza dell’organizzazione bresciana, che ha chiuso il tavolo tecnico evidenziando la posizione di Confagricoltura sui temi cardine della Pac.
“A differenza di quanto avviene in altri territori dell’Unione europea, a Brescia oltre il 90% dei pagamenti diretti va a imprese attive e consente loro di rispondere tempestivamente alle sollecitazioni del mercato – spiega Balduzzi -. Pertanto, i pagamenti diretti costituiscono, e dovranno continuare a costituire, la colonna portante del sostegno della Pac. Riteniamo inoltre importante mantenere il sostegno accoppiato, per garantire un sostegno specifico a settori strategici”.
Per quanto riguarda lo sviluppo rurale, serve invece intervenire affinché i fondi si concentrino maggiormente ed esclusivamente sulle imprese agricole e non vadano dispersi. Quanto all’ambiente, prendendo atto dei limiti mostrati dall’attuale “greening”, Confagricoltura chiede misure agro-ambientali capaci di supportare le imprese nella sfida al cambiamento climatico, a partire dall’utilizzo delle risorse idriche e dal problema delle emissioni inquinanti. Si auspica infine il riequilibrio della catena del valore nelle filiere agroalimentari, per contrastare le pratiche sleali e garantire maggiore competitività alle imprese italiane.
Particolarmente stimolante, in seguito, il confronto con alcune personalità politiche vicine alle necessità del mondo agricolo.
“Parlo innanzitutto da discendente di una famiglia bresciana di imprenditori agricoli e da vicepresidente di un gruppo, il Ppe, molto attento al settore primario – afferma l’europarlamentare Lara Comi -. Sono al fianco di Confagricoltura e della Regione Lombardia in questa lotta contro il tempo per la nuova Pac, il cui esito dipenderà anche dalle mosse economiche del nostro Governo. Ho già incontrato il commissario Phil Hogan, insieme al governatore lombardo Attilio Fontana e all’assessore Fabio Rolfi, e sono certa che, come prima regione agricola italiana, potremo fare la differenza nei negoziati. Questo anche grazie alle associazioni di categoria come Confagricoltura, interlocutori ideali per colmare quel gap di comunicazione spesso evidente tra politica nazionale e parlamento europeo”.
Anche l’onorevole bresciano Oscar Lancini, da pochi mesi in forza al Parlamento europeo, ha sottolineato l’impegno nel farsi garante di un maggiore dialogo tra istituzioni e organizzazioni sindacali, al fine di ottenere il massimo per le aziende del territorio.
In rappresentanza della Regione Lombardia, il saluto del consigliere Claudia Carzeri, attivamente coinvolta nel futuro dell’agricoltura bresciana insieme a Federica Epis e Francesca Ceruti. “Lo scorso giugno ho presentato in consiglio regionale una risoluzione per chiedere al governatore e all’assessore all’agricoltura di far sentire la nostra autorevole voce al Governo italiano. Ci auguriamo che le regioni continuino a mantenere un ruolo primario nell’erogazione dei fondi, in quanto la rinazionalizzazione degli investimenti faticherebbe a tenere conto delle specificità del territorio e dei reali bisogni delle nostre aziende agricole”.
Sulle preoccupazioni legate alla convergenza interna e sulla valorizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane si pronuncia anche Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, intervenuto in videoconferenza per assicurare agli imprenditori agricoli bresciani la volontà di agire al meglio sulla nuova Pac.
Hanno chiuso l’incontro le parole del presidente di Confagricoltura Brescia, Francesco Martinoni: “Il tutto esaurito in sala, i validi interventi tecnici che abbiamo ascoltato e il vivace dibattito con il mondo politico testimoniano l’importanza di agire, unendo le forze, per generare un cambiamento il più possibile in linea con le esigenze del mondo agricolo rappresentato da Confagricoltura”.