Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia: “Lo sviluppo del settore passa obbligatoriamente attraverso il potenziamento della filiera”
Da Orzinuovi, patria della suinicoltura bresciana, l’appello dell’associazione alla convocazione del tavolo della filiera suinicola per affrontare la partita della genetica, per “avere il pieno coinvolgimento di tutti gli attori interessati”
Informatizzazione del settore, benessere degli animali, costi delle materie prime, fluttuazioni dei mercati e remunerazione, tensioni nella Cun (Commissione unica nazionale), promozione dei prodotti, aggravio della burocrazia anche in vista del Green deal. Sono alcuni dei temi e dei problemi che, nell’ultimo periodo, hanno investito il mondo della suinicoltura. Innestandosi su un mondo che, solo nel Bresciano, nel 2020 valeva un milione e 317mila capi, per una produzione lorda vendibile annua di 270 milioni di euro. Se n’è parlato nella mattinata di oggi nell’abito del convegno “Suinicoltura: dal mercato agli aspetti sanitari, focus sul settore”, organizzato da Confagricoltura Brescia nella cascina Motta a Orzinuovi. Il mandato per i tanti relatori era chiaro: sviscerare tanto i temi sanitari quanto quelli del mercato. Così è stato, con un elemento che ha fatto da collante tra tutti gli interventi: l’esortazione, se non anche un’invocazione, alla creazione e allo sviluppo della filiera suinicola, presente nella maggior parte dei settori zootecnici ma non nel suinicolo.
Archiviata la delicata fase tensioni all’interno della Cun, con la parte industriale tornata a sedersi al tavolo di confronto per la determinazione dei prezzi, ora il rilancio del comparto - in crisi da quasi un paio d’anni - passa dal rafforzamento della filiera. “È una sfida - esordisce il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli - che riguarda sia l’aspetto sanitario, in particolare per il rapporto con i consumatori, sia il benessere animale, che deve trovare un’espressione comune senza divisioni di parte. E comprende anche i mercati, che oggi sembrano in ripresa benché fortemente caratterizzati dalla volatilità di componenti che non sono direttamente governabili per la loro dimensione internazionale, come l’aumento delle materie prime”
Dall’assise si Orzinuovi, patria della suinicoltura bresciana, dove si sono ritrovati oltre un centinaio di soci di Confagricoltura, insieme alle istituzioni, al mondo della politica e della società civile, è stata lanciata la richiesta di convocare il tavolo della filiera suinicola per affrontare la partita della genetica, in modo da avere il pieno coinvolgimento di tutti gli attori interessati, tema scaturito da un tavolo di Confagricoltura Brescia e per il quale è stato chiesto l’appoggio della Regione. “Il nostro sembra un cahier de doleance - afferma Giovanni Favalli, presidente della sezione bresciana -, l’ultimo è il tema della genetica, da quando sono state inserite anche le scrofe: il rischio concreto è che ne vengano escluse moltissime, causando nuovi problemi e danni al nostro settore”.
L’assessore regionale Fabio Rolfi, che ha partecipato ai lavori, ha esortato i suinicoltori bresciani ad “attrezzarsi per essere competitivi”, ad accettare le sfide del settore nei prossimi anni andando verso l’innovazione: “È un dovere dell’imprenditore fare innovazione: sui temi ambientali i vostri allevamenti intensivi sono tra i più esposti alle speculazioni, per questo occorre attrezzarsi e andare oltre”. Esortazione raccolta dal presidente Garbelli, che ha incitato i soci e “vedere il bicchiere mezzo pieno, anche in virtù della crescita dell’export dell’agroalimentare. Non dimentichiamoci che l’agricoltura porta occupazione, benessere al territorio e all’ambiente: c’è necessità di traferire un’immagine positiva, sempre mettendo l’impresa al centro”.