Latte, anche quest’anno le cooperative bresciane hanno garantito una remunerazione soddisfacente per i soci
CONCLUSE LE ASSEMBLEE DELLE COOP
Latte, anche quest’anno le cooperative bresciane hanno garantito una remunerazione soddisfacente per i soci
Martinoni: “Dovremo trovare soluzioni per valorizzare il latte che viene commercializzato fuori dai circuiti Dop e, nello stesso tempo, sostenere progetti di aggregazione delle realtà imprenditoriali che non fanno parte del mondo della cooperazione”
Garbelli: “È necessario garantire il reddito delle imprese e tutelare le filiere made in Italy: preoccupano le trattative per la vendita a Lactalis della Nuova Castelli”
Si sono svolte in queste settimane le assemblee ordinarie annuali delle cooperative di trasformazione e di commercializzazione del latte della provincia di Brescia e dei territori limitrofi.
I dati che alleghiamo al comunicato stampa evidenziano come il 2018 sia stato un anno complicato per il settore lattiero-caseario, con una ripresa che si è concretizzata solo negli ultimi mesi.
Tuttavia, sottolinea Confagricoltura Brescia, il modello cooperativo ha permesso ancora una volta di garantire ai soci delle coop un prezzo mediamente soddisfacente.
“Nonostante un anno segnato da una situazione di mercato difficile e nonostante il continuo incremento della produzione nazionale di latte – ha commentato Francesco Martinoni, presidente onorario di Confagricoltura Brescia -, grazie all’efficacia del modello cooperativo è stata garantita ai soci allevatori una remunerazione superiore rispetto a quella ottenuta da chi conferisce direttamente alle industrie di trasformazione. La nostra AOP Latte Italia, Associazione di organizzazioni di prodotto – ha aggiunto il presidente onorario – ha commissionato uno studio all’Università di Brescia per valutare gli scenari futuri in tema di consumo di latte e derivati. In base ai risultati della ricerca, dovremo trovare soluzioni per valorizzare il latte che viene commercializzato fuori dai circuiti Dop e, nello stesso tempo, sostenere progetti di aggregazione delle realtà allevatoriali che non fanno parte del mondo della cooperazione. Quest’ultimo aspetto – conclude Martinoni – è particolarmente importante tenendo conto del ripetersi delle tensioni con grandi gruppi industriali, come dimostra la recente lettera inviata da Italatte ai propri conferenti, in cui viene chiesto l’ennesimo ribasso del prezzo alla stalla”.
Il prezzo medio liquidato dalle cooperative bresciane è stato di 43,5 euro per 100 litri di latte, Iva esclusa. Fuori dal circuito della cooperazione, la remunerazione è stata sensibilmente inferiore, con una media di circa 41 euro per 100 litri di latte.
“La prima parte del 2018 è stata fortemente negativa per il comparto – commenta Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia –, con i prezzi che hanno raggiunto quotazioni pari a 6 euro al chilo per il Grana Padano e 30 centesimi per un litro di latte. Nella seconda parte dell’anno – prosegue Garbelli -, anche grazie alla lunga estate siccitosa, si è verificata una risalita complessiva delle quotazioni del latte, trainata anche dal buon andamento del Grana Padano, favorito dall’applicazione del piano produttivo del Consorzio di tutela che si sta dimostrando efficace e da una positiva attività promozionale. Il latte – dice ancora il presidente di Confagricoltura Brescia – rappresenta più di un terzo della Produzione lorda vendibile dell’agricoltura bresciana ed è quindi importante tutelare questo comparto, attraverso strategie di lungo termine che permettano di attutire le oscillazioni del mercato dovute a fattori esogeni. Dobbiamo garantire la redditività delle imprese agricole e tutelare la filiera made in Italy: per questo – afferma Giovanni Garbelli – guardiamo con grande preoccupazione alle trattative in corso per la vendita della Nuova Castelli, produttrice di Parmigiano Reggiano e di altre Dop lombarde, con stabilimenti anche nel Pavese e nel Milanese, al gruppo francese Lactalis che già controlla più del 30% del settore in Italia. Per valorizzare il latte italiano e permettere agli allevatori di dare continuità alle proprie aziende – conclude Garbelli -, dobbiamo evitare di svendere a gruppi stranieri i centri di produzione agroalimentare d’eccellenza”.