Martinoni: "Basta demagogia, l'accordo con il Canada è un'opportunità per il sistema agroalimentare italiano"
Basta demagogia, l’accordo con il Canada è un’opportunità per il sistema agroalimentare italiano
di Francesco Martinoni
Stiamo assistendo in questi giorni a continue manifestazioni di protesta e ad interviste di esponenti del fronte, molto variegato, degli oppositori all’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada (Ceta). Ci sono ambientalisti, sindacalisti e, purtroppo, anche rappresentanti del mondo agricolo.
Credo che sia opportuno stabilire alcuni punti fermi per evitare che il dibattito, come spesso avviene in questo Paese, scada nella demagogia e negli slogan.
Il calo dei consumi interni rappresenta un problema sempre più pesante per il sistema agricolo nazionale. Ormai è chiaro che non possiamo arroccarci nei confini nazionali e neppure in quelli europei: le nostre aziende producono reddito quando il sistema agroindustriale italiano riesce a vendere le proprie eccellenze in Paesi caratterizzati da un’elevata crescita demografica (come la Cina) o da una significativa capacità di spesa (come, appunto, il Canada). Inoltre, l’autarchia e il protezionismo non hanno nulla a che fare con la tutela dei consumatori.
Salutiamo quindi con grande favore un accordo commerciale, come il Ceta, che spalanca delle reali opportunità alle aziende italiane che operano nel settore agroalimentare e – di conseguenza – ai migliaia di produttori di latte, vino, ortofrutta, olio. Peraltro, il Ceta consente anche una vendita diretta delle aziende agricole nel mercato canadese, attraverso cooperative e strutture di aggregazione che, da tempo, Confagricoltura Brescia sta promuovendo.
Le manifestazioni dei giorni scorsi sono basate su evidenti falsità. Dire che, una volta ratificato l’accordo, in Italia potranno essere commercializzati carne con ormoni o organismi geneticamente modificati è una pura falsità. Affermare poi che l’Unione Europea ha ceduto sulle regole di sicurezza alimentare è una menzogna. Infatti, il principio precauzionale che regola l’attività Ue in materia di standard fito-sanitari non è in alcun modo toccato dall’accordo.
Non solo: grazie al Ceta, ci sarà un abbattimento dei dazi su vino, pasta, cioccolata e pomodori; viene poi prevista una quota all’importazione nell’Ue della carne (inferiore allo 0,6% del consumo totale), del mais e del grano tenero, mentre sono eliminati i dazi sulle attuali quote di export di prodotti lattiero-caseari, uova e pollame.
Proprio per il settore latte, in cui già oggi l’Italia si è ritagliata il primo posto per l’export verso il Canada, il Ceta permetterebbe, secondo le stime, di raddoppiare le vendite. Anche perché ben undici formaggi Dop - tra cui Grana Padano, Provolone, Gorgonzola e Parmigiano Reggiano - avranno ora una tutela che prima non potevano sperare.
Infine, molti affermano che saremo invasi dal grano canadese a causa del Ceta: anche questo è falso, perché i dazi alle importazioni di grano duro dal Canada sono stati eliminati molti anni fa.
Non comprendiamo quindi come sia possibile continuare a manifestare e rilasciare dichiarazioni in cui si prendono in giro i consumatori, con la scusa di proteggerli. Se sapremo aprirci alle opportunità della globalizzazione, lavorando sempre meglio e cercando di mantenere elevata la qualità dei nostri prodotti, gli accordi di libero scambio non potranno che creare vantaggi per tutti noi. Abbiamo l’eccellenza, portiamola là dove viene apprezzata (e pagata).