Schizzano le produzioni nel settore agricolo bresciano, più 20 per cento, ma costi energetici, materie prime e inflazione abbassano redditività e valore aggiunto
La produzione lorda vendibile dell’agricoltura bresciana sfonda i due miliardi di euro nel 2022. Con una crescita, sul 2021, del venti per cento. Un risultato sulla carta strabiliante, un fiume in piena composto da tanti rivoli in crescita come la produzione di latte e i prezzi alla stalla, le quotazioni medie dei cereali e i vigneti. Nella realtà effettiva delle cose purtroppo non è affatto così, perché, guardando al rapporto tra costi e ricavi, il settore primario non ha conquistato quote di valore aggiunto e maggiore redditività, tutt’altro. Le cause sono note: l’esplosione dei costi di produzione e l’inflazione (più 8,7 per cento di media annua). Per osservare queste dinamiche basta sfogliare l’edizione 2023 del Conoscere l’agricoltura, il volume che ogni anno Confagricoltura Brescia realizza analizzando i risultati economici dei vari comparti agricoli della nostra provincia.
Il motore trainante dell’economia agricola bresciana resta, come sempre, la zootecnia da latte, che registra l’ennesimo record produttivo, avvicinandosi ai 17 milioni di quintali annui per un patrimonio zootecnico che supera i 345 mila capi, ponendosi in controtendenza rispetto al dato nazionale e nonostante l’estate torrida, che ha pesato anche nelle stalle. Il prezzo del latte è passato dai 40 centesimi al litro d’inizio anno ai 60 del dicembre 2022. Unico segnale in controtendenza è la suinicoltura, con un meno dieci per cento di capi registrati a fine anno (1,17 milioni nel 2022) e difficoltà sempre crescenti, per il rally dei costi e una remunerazione al macello che è stata di poco sopra il 19 per cento rispetto all’anno precedente. Segno più invece per l’avicoltura bresciana che, nonostante le difficoltà dovute all’aviaria, ha visto i listini dei prezzi salire più di altri settori zootecnici (sono andati bene soprattutto ovaiole e polli da carne). I costi del comparto zootecnico, complice anche l’estate torrida, sono raddoppiati: l’energia è aumentata quasi sette volte, i carburanti del 43 per cento, i concimi azotati del 50.
Passando dall’allevamento ai seminativi, i cereali hanno registrato quotazioni medie ai massimi da decenni, con i bilanci delle aziende agricole che hanno dovuto però fare i conti, anche qui, con le spese di coltivazione e le rese, soprattutto per il mais, falcidiate dal troppo caldo per gran parte della stagione, dall’assenza di acqua e dai costi energetici all’insù anche dell’80 per cento rispetto al 2021. Note positive da viticoltura e olivicoltura bresciana: i vigneti delle denominazioni più dinamiche, come Lugana e Franciacorta, crescono e i dati dell’uva hanno valori positivi (spiccano le vigne franciacortine, che segnano un più 18 per cento sul 2021). L’olio vede finalmente un’annata nella media per la produzione e ottima per la qualità, dopo un 2021 senza raccolto.
Nel 2022 sembra essersi finalmente fermato il calo di imprese agricole: sono solo dodici in meno rispetto al 2021 (9.575 contro le 9.587), quando negli ultimi anni la discesa era a anche a tripla cifra (meno 142 nel 2020 e 132 nel 2019, per un totale nel decennio di oltre mille unità in meno). Dato che conferma il rallentamento del processo di uscita delle aziende extramarginali e il consolidamento delle dinamiche di ricambio, suffragando così la natura largamente professionale dell’imprenditoria agricola bresciana. Il comune con più realtà agricole è Montichiari, con 334, seguono Brescia, Chiari, Ghedi e Lonato. Allarma come sempre il dato della montagna, dove l’agricoltura professionale è ridotta al lumicino.
“Negli ultimi anni – commenta il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli - troppi fattori hanno travolto il nostro mondo: la variabile climatica, la pandemia, la guerra russo-ucraina. In un quadro incerto, dove resta centrale la sicurezza alimentare, stiamo affrontando grandi sfide, che già oggi ci chiedono di produrre sempre più attraverso l’intensificazione sostenibile e le nuove tecnologie, i rapporti di filiera, per aumentare la capacità di fornire cibo, la transizione energetica ed ecologica. Nonostante questi cambiamenti e tutte le difficoltà che ne conseguono, le nostre aziende si stanno dimostrando ancora una volta all’altezza. L’intensificazione sostenibile, che i nostri allevamenti già attuano, è una strategia in grado di far crescere le produzioni riducendo in parallelo gli impatti ambientali dei processi agricoli: è questa la nostra scelta. Guardando all’ultimo anno, sul tavolo si sono aperte questioni che abbiamo il dovere d’affrontare al più presto, come l’acqua e la necessità di avere una pianificazione concreta. La creazione di un sistema agricolo più resiliente, sostenibile e sicuro è oggi vitale e improcrastinabile. Noi abbiamo le idee chiare sul piano da portare avanti, ovvero un’agricoltura sempre più innovativa, aperta, che non ha paura del mercato, che deve proteggere il Made in Italy e saperlo raccontare. Dove le parole chiave sono innovazione e sostenibilità e al centro l’identità. È questa l’agricoltura del domani, quella che insieme vogliamo costruire”.
Sono tutti questi i temi che saranno affrontati nel corso dell’assemblea generale di Confagricoltura Brescia, che dopo tre edizioni in forma ristretta torna nella sua formula completa venerdì 3 marzo dalle 17.30 al Brixia Forum. Il titolo scelto è “Sostenibilità, Identità, Innovazione. Il nostro impegno per un SII”: dopo la parte privata per l’approvazione del bilancio, seguirà alle 17.30 la sezione pubblica, con la relazione del presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli, gli interventi, tra gli altri, di Stefano Venier amministratore delegato di Snam e di Gloria Zavatta della fondazione Milano Cortina 2026. Le conclusioni saranno appannaggio del presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, modera la giornalista di La7 Myrta Merlino.
Brescia, 27 febbraio 2022