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“La Pac post 2020 dovrà sostenere la vera agricoltura che produce”
17.10.2017

“La Pac post 2020 dovrà sostenere la vera agricoltura che produce”

Si parla di Pac e gli agricoltori prontamente rispondono all’appello. Una gremita sala convegni di Confagricoltura Brescia ha ospitato, lo scorso lunedì 16 ottobre, l’incontro di approfondimento “Pac: verso la riforma post 2020” promosso dalla Sezione Economica Cerealicola e Proteolaginosa e dall’Associazione Maiscoltori Italiani rappresentata dal suo presidente, Cesare Soldi.

“Si parla di mais – ha detto in apertura Francesco Martinoni, presidente di Confagricoltura Brescia -, ma il tema della riforma di medio termine della Pac e del futuro della Politica agricola comunitaria interessa tutti i settori”. Il motivo è presto detto: “Come dimostrano i dati – ha sottolineato Soldi – la Pac non è più un’integrazione al reddito degli agricoltori, ma è il reddito stesso: senza il contributo comunitario, le imprese agricole produrrebbero sotto costo ed è quindi fondamentale mantenere questo strumento”.

Nelle scorse settimane è stata raggiunta l’intesa tra Commissione, Parlamento Ue e Consiglio dei ministri su una modifica della Pac attualmente in vigore. Ma è normale che si guardi già a cosa accadrà nel 2020 e negli anni successivi, considerando che alla fine del 2019 si insedierà la nuova Commissione.

Da un lato si tratta di difendere il budget a disposizione del mondo agricolo, attaccato da più parti. Dall’altro, è certamente necessario orientare nel modo migliore queste risorse. “La Pac – ha detto Giovanni Garbelli, vicepresidente di Confagricoltura Brescia e Lombardia – è attaccata da più parti da un’ondata di populismo e di demagogia: inoltre, viene data un’immagine dell’agricoltura che non corrisponde alla realtà: anche nel recente G7 agricolo di Bergamo è accaduto questo. L’agricoltura del futuro – ha continuato Garbelli – deve guardare alla sostenibilità economica oltre che a quella ambientale, con l’obiettivo di sfamare il pianeta”. E quindi, secondo Fausto Nodari, vicepresidente della Sezione Cerealicola di Confagricoltura Brescia e rappresentante dell’organizzazione alla Granaria di Milano, “l’unica soluzione è produrre di più: una parte di società è affetta da sbornie di ambientalismo e animalismo, ma il mondo politico non deve farsi influenzare”.

Intanto, in vista della battaglia per la nuova Pac, è essenziale, come ha rimarcato Soldi, raccogliere sul territorio le esigenze degli agricoltori, attraverso incontri come quello di lunedì 16. Solo così il sindacato potrà effettivamente portare le esigenze del settore primario là dove si prendono le decisioni.

Il convegno è stato concluso da Matteo Lasagna, vicepresidente nazionale di Confagricoltura, che ha sottolineato, a questo proposito, la necessità di una partecipazione diretta da parte degli agricoltori: “Non è possibile – ha detto Lasagna – che solo il 7% degli agricoltori abbia risposto al questionario per raccogliere informazioni in vista dei documenti da presentare per la nuova Pac: il sindacato deve fare il suo lavoro, ma è necessario che gli imprenditori si sentano coinvolti e partecipino attivamente”. Altrimenti, il rischio è che siano altri a decidere per il settore primario, ridimensionando sempre più le risorse a disposizione o orientandole verso politiche ambientaliste spesso pretestuose.