L’ALLARME DI CONFAGRICOLTURA BRESCIA
Mais, in 15 anni produzioni dimezzate: “Tuteliamo un settore che è strategico per le nostre Dop più apprezzate nel mondo”
Nel Bresciano si è passati dai 51mila ettari coltivati nel 2008 ai 35mila di oggi. Campagna 2018 ok, ma i prezzi restano troppo bassi. Il vicepresidente e maiscoltore Giovanni Garbelli: “Diventa sempre più urgente definire nel dettaglio e attuare un piano nazionale per salvare questa coltura”
Il mais resta una coltura fondamentale per la provincia di Brescia e per l’Italia: “Non possiamo permetterci di perdere questa produzione” dice Giovanni Garbelli, vicepresidente di Confagricoltura Brescia e di Confagricoltura Lombardia.
I dati produttivi del 2018 sono positivi: infatti i terreni a Brescia hanno fornito mediamente 150 quintali per ettaro, con un incremento del 15% rispetto allo scorso anno. Anche i raccolti precoci, trebbiati ad agosto, hanno dato rese importanti.
“Non ci sono stati problemi di aflatossine – commenta Garbelli – ma l’elevata umidità ha favorito la presenza di fumolisine. Per il mais da granella, sono stati ottenuti risultati importanti dai produttori che hanno fatto il trattamento contro la piralide. In generale, comunque – continua il vicepresidente di Confagricoltura Brescia –, si tratta di un’ottima annata sul fronte produttivo: i temporali e le precipitazioni frequenti sono stati importanti per la maturazione e hanno consentito una riduzione delle spese di gestione, soprattutto per quanto riguarda l’irrigazione. Rese molto positive sono state ottenute anche per l’insilato di mais, con incrementi produttivi significativi”.
Tuttavia, il ricavo economico che spetta ai produttori non è assolutamente soddisfacente.
Il mais viene infatti quotato intorno a 180 euro/tonnellata, un dato in crescita rispetto allo scorso anno ma troppo basso per garantire un’adeguata remunerazione per le aziende agricole. Basta confrontare questi numeri con quelli del passato: nel 2010 il mais era quotato 186 euro/tonnellata e nel 2012 ha raggiunto addirittura i 266 euro/tonnellata.
“Per avere una remunerazione soddisfacente – afferma ancora Giovanni Garbelli – non bisognerebbe scendere sotto i 200 euro alla tonnellata”.
“Il vero problema – dice Matteo Lasagna, vicepresidente nazionale di Confagricoltura – è il prezzo estero: il mais comunitario è quotato 188,5 euro/tonnellata, mentre quello che arriva dai paesi extra Ue, quasi tutto Ogm, tocca i 194,5 euro. Come al solito – conclude Lasagna – si spendono tante belle parole e poi si preferisce comprare all’estero il mais Ogm: nel 2017 sono state importate 6 milioni di tonnellate”.
Ecco perché si sta verificando a Brescia, ma anche su tutto il territorio nazionale, un crollo delle superfici coltivate. Siamo infatti passati nel Bresciano dai 51.096 ettari coltivati nel 2008 ai meno di 35.000 di oggi. In Italia, si è passati da 1,2 milioni di ettari del 2003 a 600.000 circa del 2018: in quindici anni la produzione si è quindi dimezzata.
“La riforma della Pac – spiega Garbelli – ha provocato una riduzione delle superfici coltivate, ma soprattutto numerose aziende non hanno più ritenuto competitivo lavorare nel settore maidicolo e hanno diversificato o abbandonato completamente il mais. Per tentare di invertire la tendenza e salvare un comparto produttivo strategico in quanto fortemente legato alle nostre principali Dop, Confagricoltura sta lavorando su due livelli: in primo luogo è stato raggiunto un accordo con Assalzoo, l’associazione dei mangimisti, per distribuire equamente il valore aggiunto all’interno della filiera; inoltre, insieme all’Associazione italiana maiscoltori (Ami), siamo stati protagonisti del tavolo nazionale di rilancio del mais, per sostenere le aziende agricole. Il ministro Centinaio – continua il dirigente di Confagricoltura Brescia e Lombardia – ha promesso di istituire, a partire dal prossimo autunno, un tavolo maidicolo permanente per un piano di rilancio del settore. Ora siamo autosufficienti – conclude Garbelli – solo per il 60% del nostro fabbisogno: dobbiamo rilancia questa produzione che è strategica per le nostre filiere zootecniche, dal latte alla carne, e per il mantenimento delle Denominazioni d’origine”.
Peraltro, un recente studio commissionato dall’Unione europea ha evidenziato come il mais sia una delle pratiche agricole più sostenibili a livello ambientale. Un motivo in più per intraprendere azioni decise finalizzate a fermare l’abbandono delle coltivazioni.