Promozione, governo delle produzioni, valorizzazione dell’intera carcassa e tracciabilità per il rilancio del settore suinicolo

GLI STATI GENERALI DELLA SUINICOLTURA
Promozione, governo delle produzioni, valorizzazione dell’intera carcassa e tracciabilità per il rilancio del settore suinicolo
Il presidente Giovanni Garbelli: “È necessario fronteggiare anche l’attacco mediatico subito periodicamente dai nostri allevatori”. Favalli (Sezione economica suinicoltura): “Vanno ridotte le eccedenze produttive e ripensata totalmente la Cun”

I timidi segnali di inversione di rotta del mercato – la quotazione della Cun suini da macello ha registrato in due sedute un +4,5%, rispetto tuttavia a un prezzo tra i più bassi degli ultimi anni – non bastano certamente per dire che la crisi della suinicoltura è alle spalle.
Per ridare fiato alla redditività degli allevamenti di suini occorre mettere in cantiere una serie di iniziative a tutto campo: questo è quanto emerso dagli  Stati generali della Suinicoltura, convocati da Confagricoltura a Milano ieri, venerdì 29 marzo.
Promozione, governo delle produzioni, valorizzazione dell’intera carcassa e tracciabilità sono i temi su cui si sono concentrati gli interventi dei partecipanti.
“I fattori internazionali, insieme alle dinamiche produttive interne – commenta Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia -, hanno inciso fortemente nella discesa dei prezzi, con quotazioni per i suini del circuito tutelato passate da 1,60 euro/kg circa dei primi mesi del 2018 sino all’1,187 euro/kg registrato lo scorso 28 marzo in sede Cun”.
Per la delegazione degli allevatori bresciani, guidata dal presidente della Sezione economica suinicoltura, Giovanni Favalli, la ripresa della remuneratività delle Dop del prosciutto deve essere al centro delle azioni per il recupero della redditività del settore dell’allevamento suino. Un recupero che può partire attraverso la riduzione delle eccedenze produttive, possibile anche con iniziative di carattere promozionale a livello nazionale. L’aumento di quasi due milioni di prosciutti prodotti annualmente che si è registrato dal 2016 ad oggi è stato tra i fattori determinanti della tensione di mercato. Va quindi valutato l’ingresso degli allevatori nel sistema consortile per un deciso cambio della governance dei principali consorzi del prosciutto.
“Grazie all’interlocuzione con l’Istituto Parma Qualità stiamo lavorando nella revisione dei manuali di controllo per migliorare il sistema di tracciabilità in tutta la filiera produttiva – sottolinea Favalli – in modo da assicurare una maggiore tutela del circuito”. Un impegno che vedrà maggiori oneri di gestione per gli allevatori, “ma che ci auguriamo – aggiunge l’allevatore – possa concorrere al rilancio di questa Dop, con gli indubbi effetti che avrà sulle dinamiche produttive”.
“Dobbiamo inoltre insistere con il ministero – afferma il presidente della Sezione economica – anche sulla questione della Commissione unica nazionale (Cun) su cui ribadiamo il nostro giudizio estremamente negativo. Uno strumento che doveva garantire trasparenza al mercato – spiega – si è rivelato fortemente condizionato dai principali macelli: occorre quindi rivedere le regole e ripensare radicalmente l’esistenza stessa della Commissione”.
Il rafforzamento dei controlli sulle produzioni a denominazione d’origine dovrà necessariamente coinvolgere anche l’aspetto della genetica, con appositi interventi anche per potenziare l’identificazione dei riproduttori. Da qui la proposta dell’introduzione di  microchip, o di sistemi analoghi, comprese le prove a campione sul Dna.
Ai temi di mercato si sono aggiunte anche le preoccupazioni di carattere sanitario rispetto ai focolai di Peste suina africana alle porte dell’Europa occidentale.
Sul fronte dei consumi, infine, nonostante il lieve aumento degli acquisti di carne registrato lo scorso anno, “è necessario  fronteggiare – conclude il presidente Giovanni Garbelli – anche il vero e proprio attacco mediatico che periodicamente mette alla gogna i nostri allevamenti, minando la reputazione dell’intero comparto. Solleciteremo quindi le istituzioni pubbliche a dare vita a una campagna di corretta informazione a cui vanno affiancate norme più stringenti sull’etichettatura d’origine dei prodotti a base di carne di maiale”.
In provincia di Brescia sono attive oltre 700 imprese di allevamento suinicolo, che generano una produzione lorda vendibile di circa 270 milioni di euro all’anno. I capi allevati sono più di 1 milione e 200mila, con una concentrazione nei comuni di Orzinuovi, Montichiari, Calvisano, Leno, Ghedi e Verolanuova.


Iscriviti alla nostra newsletter

Unisciti agli altri 3000 iscritti e ricevi solo notizie ed informzzioni utili a te e alla tua azienda.